LA GORGONA Oργών per i greci, Gorgon per latini, Urgo per Plinio il Vecchio. L’etimologia del nome ‘Gorgona’ sarebbe preromana, e avrebbe origine dalla radice org, ovvero ‘capra’, gli animali più diffusi e comuni nelle isole. Nel Cinquecento il frate domenico Leandro Alberti nella sua opera geografica Descrittione di tutta… aggiuntavi la descrittione di tutte l’Isole raccoglieva la dotta tradizione mitologica sul nome dell’isola: <<secondo alcuni con tal nome chiamata da Gorgona, figliuola di Forco primo re di Corsica et di Sardigna, figliuolo di Hemeno et di Toseo Nimpha, superato nella battaglia marina di Atlante, et sommerso nel mare et nominato Dio del mare.>> Negli stessi anni del Cinquecento, invece, per i marinai Turchi Gorgona era nota come Kestaneli Ada, <<l’isola di castagni>>.
COLONIA PENALE
Nel 1859 anche la Gorgona fu unita al Regno d’Italia. Con la legge Pica, emanata nel 1863 contro il brigantaggio che infestava il meridione d’Italia, venne introdotto l’Istituto del Domicilio Coatto e furono inviati in Gorgona circa trecento detenuti sottoposti a quel regime. La legge del domicilio coatto, pur non prevedendo il lavoro obbligatorio e forzato, concedeva a chi ne faceva richiesta anche una retribuzione per il lavoro svolto.
Nel 1869 venne istituita la colonia Penale Agricola di Gorgona, prima come succursale di quella di Pianosa e in seguito, dal 1872, come istituzione autonoma. Il primo direttore fu Angelo Biagio Biamonti, grande organizzatore e uomo di certa cultura. Aveva intenzione di costruirvi una azienda autonoma e autosufficiente. Oltre ai prodotti della terra si iniziarono alcune attività di trasformazione, come la conceria, che utilizzava i pellami dei bovini allevati sull’isola di Pianosa. Anche i suini e le pecore erano già presenti ma non le capre, ritenute troppo distruttive per la macchia mediterranea. Venne allestita una fornace per cuocere le argille isolane e produrvi mattoni e tegoli per uso locale, mentre la riscoperta di una cava di pietra calcarea nella zona di cala Scirocco, spinse il direttore a farne riprendere l’estrazione e la cottura per ricavarne la calce, in una fornace appositamente costruita. Si sperimentava la coltura di lino per farne il prodotto e tesserlo su telai, e, infine, l’utilizzazione razionale e corretta delle risorse boschive avrebbe dato abbastanza legname per uso locale, sia come combustibile che da costruzione, e una quantità da esportare sul continente.
L'Isola di Gorgona ospita l'ultima colonia penale agricola d'Europa con circa 70-100 detenuti maschi. Il carcere non ha celle con sbarre ma solo mura e scogliere a picco sul mare. I detenuti lavorano e partecipano ad attività rieducative, imparando un mestiere per essere reintegrati nella società. Il loro lavoro è retribuito, quindi possono inviare denaro alle famiglie o mettere qualcosa da parte per il futuro. Il lavoro è fondamentale per l'autostima, la dignità, l'indipendenza economica e l'autosufficienza. I detenuti possono muoversi solo durante le ore di lavoro.
Cenni storici sulla Gorgona
Gorgona fu abitata già dal Neolitico, come attestano i rinvenimenti di strumenti litici avvenuti nel settore meridionale dell'isola. A partire dal VII secolo, le isole dell’arcipelago vennero occupate dagli Etruschi, per sfruttarne i prodotti della terra richiesti dal mercato (vino e cereali) e i ricchi depositi metalliferi: rame, ferro e piombo. In epoca romana, invece la Gorgona diventò il luogo di villeggiatura delle principali famiglie patrizie.
Già nel 416 Gorgona fu sede di monaci eremiti, come attesta Rutilio Namaziano nel De reditu suo che fondarono il monastero di Santa Maria e di San Gorgonio, nella cui chiesa si veneravano le reliquie di San Gorgonio.
Il IX secolo è stato teatro delle sanguinose razzie dei pirati saraceni: in questo periodo l'isola fu abbandonata dai suoi abitanti e rimase deserta per circa due secoli trasformandosi in base di partenza e strategico punto di appoggio per i pirati.
Con il beato Bartolomeo Serafini, nel 1374, l'isola venne abitata dai Certosini. Passata dal 1421 a Firenze, Gorgona, soggetta a frequenti incursioni barbaresche, venne abbandonata nel 1425 dai pochi certosini sopravvissuti ai saccheggi, che si rifugiarono nella Certosa di Calci. Fra il 1462 e 1470 l’isola era stata affittata a famiglie corse affinché abitassero e coltivassero. Nel 1509 fu data in enfiteusi ai pisani Griffi, nel tentativo di ripopolarla e renderla più sicura con un presidio. Anche questi dopo poco lasciarono la Gorgona, e allora papa Leone X la donò al fedele Paolo Vettori fiorentino, comandante delle Galere pontificie, per i servigi resi, concedendogli il titolo di ‘Marchese di Gorgona’.
Il 13 marzo 1519 il papa Leone X, assieme al cardinale Antonio del Monte, protettore dei Certosini, e con il consenso della Certosa di Pisa, concesse l’isola a frate Stefano Lombardo, maestro di teologia dell’Ordine Carmelitano, con l’obbligo di pagare un cero alla Certosa di Pisa ogni anno in occasione della festa di San Giovanni Battista e di coltivare l’isola per renderla abitabile, concedendogli anche di scegliere il proprio successore.
In seguito, la concessione venne affidata ai Padri Basiliani da Cosimo I de’ Medici (1564), ma neppure loro riuscirono a far rivivere l’antico cenobio dell’isola.
Gorgona continuò però a svolgere un ruolo importante dal punto di vista strategico e militare.